Il Vangelo
con gli occhi
di Santa Teresa


E' soprattutto il Vangelo che mi intrattiene durante le orazioni,
in esso trovo tutto ciò che è necessario alla mia povera piccola anima.
Vi scopro sempre nuove luci, significati nascosti e misteriosi.


VIII DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO

Lc 6,39-45
Nei confronti degli altri, quali sono i desideri che abitano il mio cuore?

Aiutaci, Signore, ad avere il Tuo sguardo!

Gli insegnamenti che Gesù ci rivolge, attraverso il Vangelo di questa domenica, sono volti ad arricchire di dettagli significativi le caratteristiche dell’amore che Egli ci invita a vivere. È nelle singole relazioni quotidiane che tale amore si fa concreto, tangibile e, spesso, ci mette in difficoltà, perché si rivela esigente. Esso necessita da parte nostra degli sforzi, delle attenzioni e una delicatezza particolare verso le persone.

Abbiamo bisogno dell’aiuto del Signore e della Sua grazia, altrimenti tutto ciò sembra impossibile. Gesù parla con fermezza e autorità. Egli attende da noi una condotta autentica e limpida. Dobbiamo agire sotto la spinta dello Spirito Santo, ispirati e sostenuti dall’esempio di Gesù e dal Suo modo di agire. Dobbiamo imparare a coltivare e custodire interiormente la vera bontà, che viene dallo Spirito Santo e che ci permette di portare frutti buoni e numerosi: i frutti che il Signore attende da noi. Come ci racconta Santa Teresa, vi sono purtroppo molteplici occasioni nelle quali siamo fortemente condizionati dai nostri sentimenti verso gli altri, da emozioni forti e superficiali, che falsano il nostro discernimento, e il nostro giudizio. È qui che devono entrare in gioco l’intelligenza e la volontà, le quali devono prevalere sui sentimenti. Ciò avviene al prezzo di una lotta interiore, in un vero combattimento spirituale, e deve essere accompagnato dalla preghiera e dalla grazia divina.

Santa Teresa dice chiaramente che i sentimenti sbagliati che ella aveva verso le sue Sorelle, fatti di giudizio e di condanna, non venivano da Dio, ma dal demonio. Il bene e la verità vengono sempre da Dio. Ella ne prende consapevolezza e constata la propria debolezza quando si trova ad affrontare questo genere di combattimento. Santa Teresa comprende come deve agire in tali situazioni e ci insegna il suo metodo anche a noi, perché possiamo trarne beneficio.

La nostra maestra spirituale non affronta la lotta lì dove sa che sarà facilmente sconfitta. Ella non si concentra sui difetti delle Sorelle, ma cambia sguardo e comincia ad osservarle in un modo nuovo. Suor Teresa si mette a cercare la bellezza delle loro virtù nascoste, dei loro desideri, delle buone intenzioni che motivano le loro azioni. Ella decide di guardare le sue Sorelle come le vede il Signore e, di conseguenza, cresce nella consapevolezza che tutti possiamo essere strumenti di luce e di misericordia gli uni per gli altri.

Seguendo il suo esempio, anche noi usciremo vittoriosi dal combattimento contro i nostri pensieri ed emozioni, perché lasceremo agire Dio in noi e il Suo sguardo pieno d’amore verrà a convertire il nostro. Una delle difficoltà più grandi per noi è comprendere che Dio ama ciascuno di noi profondamente, senza mai stancarsi, e tutto questo nonostante i nostri sbagli, i nostri limiti, i nostri peccati. L’esperienza della misericordia ricevuta, quindi, è necessaria perché, forti dell’essere stati perdonati, riusciamo anche noi ad usare misericordia verso gli altri e, di conseguenza, a trasformare “la trave in pagliuzza”.

Nel Vangelo, Gesù parla del “buon tesoro” del nostro cuore” dal quale possiamo tirare fuori il bene. Mettiamoci a cercare quali siano le perle che abbiamo acquistato attraverso le nostre diverse esperienze, sostenuti e guidati dall’aiuto prezioso dello Spirito Santo, che le ha conservate e arricchite nel tempo nelle nostre vite. Chiediamo l’aiuto del Signore perché nessuno, né il diavolo né nessun altro nostro fratello o sorella, possa mai rubarci la bellezza e la ricchezza del tesoro divino che portiamo in noi e facciamo sì che, con la grazia di Dio, esso cresca sempre più. 

"Quando sono caritatevole è Gesù solo che agisce in me ... Quando il demonio cerca di mettermi davanti agli occhi dell'anima i difetti di questa o quell'altra sorella che mi è meno simpatica, mi affretto a cercare le sue virtù, i suoi buoni desideri; mi dico che, se l'ho vista cadere una volta, può benissimo aver riportato un gran numero di vittorie che nasconde per umiltà, e che perfino quello che a me
sembra uno sbaglio può essere benissimo un atto di virtù a causa dell'intenzione".

Manoscritto C  12v-13r

VII DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO

Lc 6,27-38
Quali sono le persone che Gesù mi chiede di amare?

Signore, donaci il coraggio di amare come ci ami Tu!

È facile assecondare i sentimenti del momento e amare le persone che ci apprezzano e ci amano. Questo, infatti, ci viene spontaneo, lo facciamo in maniera naturale. L’insegnamento di Gesù, invece, si oppone alla logica insita nella nostra natura umana ferita dal peccato. Egli ci porta, infatti, su un piano più alto, dove l’amore non è semplicemente un “fare quello che mi sento” o “quello che mi piace”, ma dove l’amore è scegliere di amare. L'amore vero va oltre i sentimenti e diventa una scelta, una decisione.

Davanti a qualcuno che mi fa del male, davanti coloro che si dimostrano ingrati nei miei confronti, non mi apprezzano, mi disprezzano e forse non mi restituiranno mai il bene che sto donando loro, io posso scegliere di amare, di amarli … gratuitamente! E non sceglierò di farlo semplicemente perché è scritto nel Vangelo, ma perché è inscritto nel mio DNA di figlia e figlio di Dio: siamo fatti per un amore con la "A" maiuscola, sull'esempio di quello che ci offre il Signore! Gesù per primo ci ha dato la prova di questo amore vero, pregando per i suoi uccisori e offrendo se stesso per la salvezza di tutti, senza fare alcuna distinzione.

È la logica dell’amore divino, che non attende nulla in cambio, ma che accetta il rischio di perdere qualcosa e perfino di perdere tutto, se questo può essere un bene e può essere necessario per l’altro. Santa Teresa fece esperienza della fatica interiore e del combattimento che comporta l’amore annunciato e vissuto da Gesù. Nel suo convento, ella ha sperimentato la propria fragilità nella relazione con le Sorelle nella comunità. Attraverso i piccoli e apparentemente insignificanti avvenimenti quotidiani, santa Teresa comprese di dover lottare continuamente per esercitarsi nella “virtù” del dono di sé. Non è difficile identificarci con la sua esperienza.

Quante volte dobbiamo cambiare i nostri programmi perché qualcuno ha bisogno di noi, del nostro aiuto, che gli consacriamo il nostro tempo, che gli prestiamo qualcosa? Quante volte non abbiamo alcuna voglia di assecondare quella richiesta, perché forse quella persona ci ha fatto un torto o perché sappiamo che, in un certo senso, non ci “guadagneremo” niente. Eppure, perfino la saggezza popolare ci viene in aiuto con un suo proverbio: “Fai bene e scordati”! La cultura popolare è spesso impregnata di Vangelo.

Se pensiamo di non essere capaci di una tale apertura, di avere una tale forza nella nostra capacità di amare, non scoraggiamoci, perché proprio Santa Teresa afferma che, senza il soccorso della Grazia, sarebbe impossibile comprendere e mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù. Dobbiamo sentirci come dei compagni di viaggio, che camminano insieme e si sostengono a vicenda, consapevoli di essere dei poveri discepoli, che cercano di seguire il Maestro e di somigliare a Lui.

Se poi dovessimo riconoscere, nonostante tutti i nostri sforzi, che siamo ancora lontani dal praticare la vera carità, offriamo e affidiamo al Signore il nostro desiderio, proprio come faceva santa Teresa e questo ci donerà la pace del cuore. Gesù, infatti, ci fa comprendere che il nostro cammino si costruisce nel quotidiano e si compirà definitivamente in Cielo. Questo cammino ci permette di realizzare, passo dopo passo, la nostra vocazione originaria: essere figli di Dio. Se nel Battesimo diventiamo figli del Padre, è anche vero che non finiamo mai di conformarci al Figlio e quindi di somigliare a Lui. Non stanchiamoci mai di lasciarci mettere alla prova dall’amore. Non dobbiamo aver paura di rischiare, perché, in realtà, al contrario di quanto ci possa sembrare, non abbiamo niente da perdere; al contrario, Gesù ci rassicura che la nostra ricompensa sarà grande in Cielo!

"Siamo naturalmente felici di fare un regalo ad un amico, ci piace soprattutto fare sorprese; ma la carità non consiste affatto in questo (...) inoltre, quando ci chiedono gentilmente non ci costa dare, ma se sfortunatamente non usano parole abbastanza delicate, subito l'anima si ribella, se non è radicata nella carità (...) Madre amata, sono così lontana dal praticare quello che capisco! E tuttavia il solo desiderio che ne ho mi dona la pace (...) Ah, come sono contrari ai sentimenti della natura gli insegnamenti di Gesù! Senza l'aiuto della sua grazia sarebbe impossibile non solo metterli in pratica, ma perfino comprenderli".
Manoscritto C  15v 17r 18v

SESTA DOMENICA
DEL TEMPO ORDINARIO

Lc 5,1-11

Quale felicità sto cercando?
Dove trovo la vera felicità?

Siamo felici-beati se abbiamo Te, Signore!

La ricerca della felicità è una caratteristica che, consapevolmente o no, appartiene a tutti gli uomini. Quando Gesù parla ai suoi discepoli e alle persone che sono venute ad ascoltarlo, Egli fa appello proprio a quel desiderio di felicità vera, inscritto nel profondo dei loro cuori. Non sembra paradossale il discorso del Maestro? Egli proclama beati quelli che apparentemente non lo sono affatto o, quantomeno, non lo sono secondo i criteri del “mondo”, o quelli che vivono delle difficoltà per il Signore o per il Vangelo.

Gesù proclama beati coloro che sono immersi nelle prove della vita, che sono nella povertà, nell’indigenza, nell’ingiustizia, nel dolore, nel disprezzo degli altri … ma, di quale felicità stiamo parlando?! Quella del “mondo” o quella che viene da Dio e che riempie veramente la vita dell’uomo? Proviamo, allora, a comprendere le parole di Gesù guidati da Santa Teresa.

Ella scrive una poesia dal titolo “la mia gioia”, mentre vive la dura prova della notte della fede. Dice Santa Teresa: “La gioia si trova nel mio cuore”. Anche nelle sue parole, come in quelle di Gesù, ci scontriamo con lo stesso paradosso: ella vive la prova più oscura, eppure sceglie di attraversarla nella gioia più profonda.

È evidente come qui non si stia parlando di un sentimento di felicità, che può durare poco e poi svanire, lasciando una certa amarezza o sofferenza, ma piuttosto della vera felicità che ci fa crescere, che ci trasforma. Nel considerare la realtà delle nostre vite, le sofferenze e le angosce che le attraversano, santa Teresa, in sintonia perfetta con il Vangelo, ci propone un cammino diverso rispetto alla disperazione, alla chiusura, alla tristezza. Ella ci propone quello della Vita. La nostra gioia deve essere radicata in Dio, l’unico che può dare un senso, un valore alle nostre prove, riempiendole con il suo amore, con la sua presenza.

È soltanto l’amore di Dio che muove il cuore di santa Teresa. Ella è convinta profondamente che tutto quello che vive la prepara all’incontro con il suo Signore e Salvatore, nella gioia profonda della vita eterna. Diciamocelo: non pensiamo per niente alla vita eterna, eppure essa dovrebbe essere la nostra unica preoccupazione e la ragione che guida tutte le nostre scelte. L’eternità è il “luogo” dove troveremo il senso di tutto quello che abbiamo vissuto. In vista di questa immensa gioia, che ci è promessa da Gesù, dovremmo vivere accogliendola già nei nostri cuori, soprattutto quando siamo immersi nelle prove quotidiane.

Questo significa vivere da “profeti”, essere cioè “segno” per gli altri, come lo sono i santi, anche se ciò permette che siamo disprezzati e rifiutati. Sappiamo, però, che se abbiamo fatto veramente esperienza dell’amore di Dio, non possiamo vivere come gli altri e scegliere le “felicità effimere”, che non ci soddisfano, non ci saziano e ci trascinano su strade di morte. Disponiamoci ad ascoltare lo Spirito Santo che parla nel nostro cuore, comprenderemo che quello che vogliamo davvero non sono le felicità passeggere, che ci lasciano l’amarezza dopo averci dato un’euforia passeggera.

Noi aspiriamo a qualcosa di più grande e duraturo, noi desideriamo un amore divino, che sia eterno e che non si stanchi mai di noi, una gioia intensa che non ci lasci più, una luce che scacci tutte le tenebre … Noi siamo fatti per la felicità, per l’amicizia con Dio. Il Signore desidera donarci tutto questo fin d’ora, e proclamarci “beati!”, noi dobbiamo soltanto aprire i nostri cuori, la nostra intelligenza e la nostra volontà e volerlo accogliere questo dono a piene mani! Questo dono è Dio stesso e la Sua vita divina.

"Quaggiù ci sono anime che cercano la felicità invano. Invece per me, è tutto il contrario: la gioia si trova nel mio cuore, questa gioia non è effimera, io la possiedo per sempre e come una rosa primaverile essa mi sorride ogni giorno.
 Quando il Cielo blu diventa oscuro e sembra abbandonarmi, mia gioia è restare nell'ombra e nascondermi, abbassarmi. Mia gioia è la Volontà Santa di Gesù, mio unico amore. Così, vivo senza alcun timore e amo la notte come il giorno".

Poesia 45,1.3

QUINTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Lc 5,1-11

Quando la forza di Dio ha agito attraverso la mia debolezza?

La Tua presenza, Gesù, cambia tutto nella nostra vita!

Nel racconto del Vangelo di San Luca, il ministero di Gesù di annuncio del Regno di Dio, attira sempre più persone. Gesù non cerca degli adepti, Egli desidera toccare le singole persone nelle loro esistenze, raggiungerli nelle loro vite. Il Maestro agisce nelle loro storie in modo concreto, annuncia la Salvezza e pronuncia parole di vita che possano scaldare i loro cuori e accendere in loro la fiducia. Egli opera meraviglie per loro attraverso la Sua presenza e la Sua azione.
Nel Vangelo di oggi, Pietro e gli altri pescatori sono stupiti della quantità di pesci che hanno preso, proprio fidandosi di Gesù e della Sua parola, dopo che avevano passato una nottata in bianco, senza aver pescato nulla e senza la presenza del Maestro. La presenza o l’assenza di Gesù, infatti, cambia tutto nella loro vita, come nella nostra!

In una delle sue lettere, Santa Teresa incoraggia sua sorella, Celina, che le aveva precedentemente confidato tutta la sua debolezza spirituale e sfiducia in se stessa, proprio prendendo, come esempio, l’episodio della pesca miracolosa. Ella comprende e spiega a sua sorella che la condizione necessaria perché il miracolo avvenga è proprio la povertà spirituale dei pescatori, nonostante le loro capacità e i loro talenti. Se avessero preso qualche pesce, l’intervento di Gesù non sarebbe stato necessario.

Anche a noi accade spesso qualcosa di simile. Quando ci sentiamo “poveri”, quando ci sentiamo deboli spiritualmente, è proprio allora che comprendiamo di doverci rivolgere al Signore, perché Egli è l’unico che può risollevarci dalla condizione in cui ci troviamo e portarci ad essere pienamente felici. A tal proposito, san Paolo ci ricorda che è quando siamo deboli, che siamo veramente forti.

Durante la pesca sul lago di Gennesaret, Gesù convince Pietro che, insieme a Lui, la sua vita cambierà radicalmente. Pietro scopre l’abbandono alla divina provvidenza e la fiducia. Le reti piene di pesci, che stanno per spezzarsi, richiamano, infatti, la pienezza e fecondità di vita, alla quale Gesù chiama Pietro e tutti coloro che Lo accolgono nelle loro vite. C’è una differenza enorme tra il “niente” della pesca notturna e solitaria, fatta senza Gesù e le “reti stracolme” della pesca, fatta con Gesù. Come dice Teresa a Celina, il Maestro vuole insegnare ai discepoli che soltanto Dio può donare loro qualcosa. Il Signore ha bisogno che noi ci riconosciamo piccoli, deboli, fragili, bisognosi di aiuto e incapaci di agire nel modo giusto senza il Suo aiuto: è una condizione essenziale.

Il Signore desidera la nostra umiltà, affinché siamo consapevoli che, nella vita, non riusciremo mai da soli, con le nostre sole forze, ma avremo sempre bisogno di rivolgerci a Lui e di chiedergli di intervenire in nostro aiuto. Il Signore, inoltre, è felice di poterci soccorrere e sostenere nelle nostre debolezze e povertà. Egli ama soddisfare le nostre aspettative, ben al di là di quanto possiamo immaginare o sperare, se questo è un bene per noi. Questo, infatti, è quanto accade a Pietro e ai pescatori, che sono con lui.

Gesù aveva voluto essere accolto nella povera barca di Pietro o, piuttosto, voleva essere accolto nel suo povero cuore: Egli desiderava donargli una vita piena e feconda e dilatargli il cuore a dimensioni che abbracciassero il mondo. Il Maestro ci vuole uniti a Lui, come “prolungamenti” suoi, come piccoli strumenti della Sua Grazia. Se viviamo nella consapevolezza del nostro “niente” e delle nostre “incapacità” e le accogliamo con umiltà, offrendole al Signore, allora saremo come la barca e le reti di Pietro, riempiti della grazia divina e fedeli testimoni del Suo amore. È necessario che siamo sufficientemente “vuoti di noi stessi”, per essere riempiti dalla Grazia di Dio, che opererà in noi meraviglie!

"Gli apostoli, senza Nostro Signore, lavorarono per tutta la notte e non presero pesce, ma il loro lavoro era gradito a Gesù, Egli voleva provare loro che solo Lui può donarci qualche cosa, voleva che gli apostoli si umiliassero (...) Forse se Pietro avesse preso qualche pesciolino, Gesù non avrebbe fatto il miracolo; ma non aveva nulla, così Gesù riempì subito la sua rete, in modo da farla quasi rompere. Ecco dunque il carattere di Gesù: dona da Dio, ma vuole l'umiltà del cuore!..."
Lettera 161

FESTA DELLA PRESENTAZIONE DI GESU' AL TEMPIO

Lc 2,22-36
In quali momenti offro al Signore la mia volontà per abbracciare la Sua?

Tu, Signore, sei la vera Luce che illumina i cuori!

Questa domenica, la quarta del tempo ordinario, coincide con la festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Il Vangelo di questa festa ci presenta Maria e Giuseppe che si dirigono al tempio per adempiere un precetto della legge di Mosè. Ogni figlio è dono di Dio e, in ringraziamento a Lui e secondo la Legge, gli Ebrei consacravano a Lui i loro primogeniti. Attraverso questo gesto, essi mostravano di mettere la loro vita e quella del bambino nelle mani del Signore, perché in ciascuno si compisse la sua volontà d’amore.

La Sacra Famiglia, piena della presenza dello Spirito Santo, vive al tempio degli incontri che lo Spirito ha preparato. Anna, profetessa, si rallegra e parla a tutti della venuta del Salvatore. Simeone accoglie tra le braccia Gesù, il Bambino Divino, e Lo riconosce come il Messia atteso dal Suo popolo. Egli è la Luce vera che ogni uomo è chiamato ad accogliere. Egli è Colui che è venuto a rivelare il volto di Dio Padre al mondo.

Celebrare la festa della “Candelora”, è l’occasione per ogni cristiano e per ciascuno di noi per fare come Simeone. Dobbiamo lasciare che lo Spirito Santo soffi nelle nostre vite e ci apra alla grazia di Dio e ad accogliere il Bambino Divino. Gesù viene come la Luce vera che illumina le tenebre del nostro peccato, del nostro egoismo, dell’orgoglio, delle divisioni … Il Signore ci chiede di fare spazio alla bellezza e alla novità che Egli è venuto a portare e consacrarci a Lui al fine di lasciare la Sua volontà d’amore si compia nelle nostre vite.

Contemplando il mistero della presentazione di Gesù al tempio, Santa Teresa osserva piena di amore e ammirazione la Vergine Maria. Ella la chiama “Regina dei martiri”, pensando alla profezia pronunciata da Simeone, secondo la quale il Suo Cuore immacolato sarebbe stato trafitto da una spada. Il martirio del Suo cuore, così profondamente unito a quello del Figlio, La rende Madre di tutti i martiri e ci rivela che i loro cuori sono intimamente uniti in vista della Salvezza offerta a tutti. Accogliere la volontà di Dio, convertirsi e, ancor di più, consacrarsi a Lui, significa scegliere Dio prima di ogni altra cosa, in ogni circostanza e in ogni evento.

Questa scelta deve essere compiuta con radicalità e per amore di Colui che ci ha amati per primo e dall’eternità. Essa comporta inevitabilmente l’andare incontro ad un martirio. Forse non siamo chiamati al martirio del corpo, ma ciascuno di noi, seguendo Cristo, vera Luce del mondo, si trova a vivere, prima di tutto in se stesso, un combattimento, un martirio.
Ciò che in noi viene dalla Luce vera che è Cristo, ciò che è frutto dello Spirito di Dio, che abita in noi, contrasta inevitabilmente con ciò che appartiene allo spirito del mondo.

Scegliere Dio significa imparare a scegliere la volontà di Dio, decidersi per Lui sempre. In questo esercizio quotidiano spesso troviamo ostacoli esterni, come persone che vogliono distoglierci dai nostri propositi, o situazioni che rischiano di farci seguire false luci. Lasciamoci aiutare e guidare dalla Vergine Maria. Colei che conosce bene la fatica e la gioia del compiere in ogni cosa la volontà di Dio, è sempre pronta a consigliarci, a venirci in aiuto, ad insegnarci, passo dopo passo, ad amare ciò che Dio desidera per noi ed a volerlo con tutte le nostre forze.

"Amo Te, Maria, che confusa fra le altre donne volgi i tuoi passi verso il tempio santo. E amo Te che presenti il nostro Salvatore al santo Vecchio che lo stringe nelle sue braccia. Dapprima sorrido ascoltando il suo canto, ma poi i suoi accenti mi muovono al pianto. Con il profetico sguardo spinto in avanti, egli ti annuncia una spada di dolori. Regina dei martiri, fino all’ultima sera spezza il mio cuore questa spada crudele”

Dalla Poesia 54, 11-12

III DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO

Lc 4, 14-22
Da quale peso devo essere liberato da Gesù?

Signore, la Tua Parola ci libera!

Dopo l’esperienza delle tentazioni nel deserto, Gesù torna in Galilea. Come ci dice l’Evangelista Luca, Egli è pieno della “potenza dello Spirito”, che lo accompagna nel suo ministero di annuncio del Regno di Dio. Ci colpisce la scena che si svolge nella sinagoga di Nazaret. Gesù, ormai adulto, si alza per leggere un brano della Scrittura e lo conclude con un’affermazione dalla pretesa inaudita: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

Forse anche noi, al posto dei compaesani di Gesù, avremmo avuto una reazione di scetticismo. Quella Parola, invece, si compie davvero in Lui, perché nel Figlio di Dio fatto uomo, si realizzano tutte le profezie dell’Antico Testamento e la Salvezza tanto attesa si fa realtà. Capita, a volte, di trovare quelle stesse parole impresse sul marmo dell’ambone, in qualche chiesa: “Oggi si è compiuta questa Scrittura”. La Parola di Dio, infatti, è viva ed efficace oggi, come lo è stata e lo sarà sempre, perché essa compie quello che dice. Lo Spirito Santo la vivifica e la rende continuamente nuova e capace di illuminare ogni situazione della storia del mondo ed ogni nostra singola storia personale.

Le parole del profeta Isaia, che si compiono attraverso Gesù e in Gesù, parlano di una liberazione da ogni sorta di schiavitù o malattia, desiderata e attesa da tanti uomini e donne. Essa non va considerata, tuttavia, soltanto da un punto di vista materiale e fisico. Vi sono, infatti, numerose schiavitù, cecità, oppressioni, a livello spirituale, che, a volte, forse sono spesso anche più gravi di quelle fisiche. A tal proposito è illuminante un insegnamento di Santa Teresa, che evidenzia la presenza nel mondo di tante “anime oppresse”. Non bisogna andare molto lontano per comprendere quanto tutto ciò sia vero. Chi di noi, se si esamina nella verità, può dirsi libero da ogni peso, attaccamento, schiavitù?

Chi di noi non porta in sé una fatica interiore, una malattia spirituale? Chi di noi non sente nel cuore qualcosa che lo opprime e non gli permette di vivere la propria vita pienamente e nella verità e le proprie relazioni, la propria missione in piena libertà? Lo Spirito Santo rende attuale la Parola di Gesù anche per noi oggi e ci invita a far sì che essa si compia in noi e nei nostri fratelli e sorelle.

Santa Teresa ci fa capire che, spesso, il nostro atteggiamento è sbagliato. Non di rado, infatti, quando vediamo qualcuno che porta un peso, cominciamo ad interrogarci, a giudicarlo e, a volte, a lamentarcene con altre persone. In questo modo non facciamo altro che appesantirlo ancora di più. Forse, in qualche situazione, siamo gli unici che possono fare qualcosa per l'altro e invece, al contrario, rischiamo che sia schiacciato dall'oppressione dei propri pesi!
Che grande “potere”, invece, ci ha dato il Padre, per mezzo di Gesù e guidati dallo Spirito Santo! Possiamo aiutare il Signore a “liberare” i nostri fratelli e sorelle, accogliendo le loro confidenze, non facendoli sentire giudicati, aiutandoli a portare i loro pesi, e soprattutto, pregando e intercedendo per loro.

Pensiamo alle persone che vivono accanto a noi, a quelle con le quali abbiamo dei legami più stretti, a volte anche forti: non esitiamo ad invocare su di loro l’azione dello Spirito Santo, perché Egli agisca e perché siano liberati da ciò che li opprime. Prima di tutto, però, chiediamo la grazia che siano spezzate quelle catene interiori che ci impediscono di vivere pienamente la nostra vita di battezzati e di poterli accogliere come veri fratelli e sorelle. Così facendo, potremo riconoscere che questa Parola si è davvero già compiuta per noi, e che anche la nostra personale liberazione è già avvenuta, una volta per sempre, attraverso il sacrificio di Cristo sulla Croce. L’unico compito che ci spetta è di accoglierla e farle spazio completamente, perché essa possa portare numerosi frutti di libertà per noi e per tutti.

"Ovunque ci sono poveri, anime deboli, malate, oppresse... ebbene! prendi i loro pesi... rimandali liberi, vale a dire: quando davanti a te si menziona qualche errore delle tue sorelle, non aggiungervene mai (...) rimanda liberi quelli che sono oppressi e spezza tutto ciò che pesa sugli altri (...) Allora sì, la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la giustizia e la gloria del Signore ti seguirà (...) Allora tu chiamerai e il Signore risponderà implorerai aiuto ed Egli dirà: Eccomi..."

Consigli e Ricordi 93-94

II DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO

Gv 2,1-11
In quali momenti della mia vita il signore ha cambiato la mia “acqua” in “vino buono”, come alle nozze di Cana?

Tu, Signore, cambi la nostra "acqua" in "vino buono"!

Nel racconto evangelico delle nozze di Cana, la Madre di Gesù ha un ruolo centrale, eppure le sue azioni sono discrete e restano nascoste. Santa Teresa è profondamente attratta dalla presenza della Vergine Maria e dal legame unico che esiste tra il Figlio e la Madre. Maria condivide la gioia di queste nozze e vi partecipa di tutto cuore. Grazie alla sua attenzione materna, si accorge che viene a mancare il vino e interviene subito presso Gesù.

Egli è l’Unico che può compiere il miracolo e ridonare la gioia necessaria per continuare la festa, anzi, renderla ancora più bella e duratura. Questo accade anche nella nostra vita spirituale. Talvolta ci manca il vino. Ad esempio, manchiamo di profondità nella nostra relazione con Dio: facciamo tante cose belle, buone e giuste, ci spendiamo per le cause più nobili, eppure questo ci lascia insoddisfatti e vuoti.

Spesso, proviamo con tutte le nostre forse a costruire con gli altri relazioni belle, intense, durature tra noi ma, davanti ai nostri fallimenti, presto ci rendiamo conto che le nostre vite sono come anfore vuote, che devono essere riempite continuamente! La prima che si accorge della nostra povera condizione è Maria e avverte subito Gesù: “Non hanno vino”!

Egli, allora, interviene, chiedendoci, prima di tutto, di mettere a disposizione tutta “l’acqua” che abbiamo: cioè tutti i nostri sforzi, tutti i nostri fallimenti, il desiderio di amare e di essere amati, tutto l’amore che abbiamo rifiutato di donare … Solo allora, dopo che le giare delle nostre vite sono presentate a Gesù piene d’acqua, Egli può operare anche per noi, come per gli sposi a Cana, quel meraviglioso “miracolo” e donarci il “vino buono”, quello della vita divina, della grazia.

C’è una “festa di nozze” che siamo chiamati a vivere nella pienezza della gioia, è la festa della nostra vita, quando è fatta di amore, di dono, di sacrificio e di appagamento, anche quando ci sono dei momenti faticosi e difficili, ma anche gioie piccole e nascoste. Il segreto della nostra vita è non perdere mai il legame con Colui che è la fonte stessa dell’amore e che è l’Unico che può colmare i nostri cuori e donarci la vera felicità.

L’attenzione, la delicatezza e la sollecitudine di Maria sono preziosi e importanti! Quante volte Maria è intervenuta nella nostra vita spirituale, senza che noi ce ne accorgessimo, e ha detto a Gesù: “Non hanno vino”! Egli non può resistere al dolce invito di sua Madre. Egli compie tanti piccoli miracoli spesso invisibili nella nostra esistenza. Questi momenti in cui abbiamo ricevuto l’aiuto di Dio ci hanno permesso di ritrovare la gioia della Sua presenza e del Suo Amore, senza il quale tutto resterebbe annacquato e spento.

Santa Teresa, sull’esempio della Vergine Maria, esprime tutta la sua sollecitudine e la sua delicatezza verso una sua cugina che si è sposata da poco tempo. Le lettere che le scrive, piene di affetto e di consigli spirituali, ma ella le assicura soprattutto la sua preghiera, sono i mezzi che la nostra amica Santa utilizza per accompagnare questi giovani sposi. Il cuore di Santa Teresa è pieno di un’umanità concreta, che sa farsi prossima a ciascuno.

Noi, a nostra volta, guardando a lei e alla Vergine Maria, abbiamo mille modi da inventare per farci vicini ai nostri fratelli, per aiutarci vicendevolmente ad attingere il vero amore dal Cuore stesso di Gesù. Egli attende solo uno sguardo, un cenno da parte nostra, per farci grazia. Il Signore desidera riversare in noi il Suo Amore infinito, Egli è l’Unico capace di darci la vera gioia e la pienezza, che è divina ed eterna.

"A Cana, vedendo gli sposi inqueti (...) tu, Maria, sollecita lo dici al Salvatore sperando il soccorso del suo potere divino (...) in fondo al cuore Egli ti sente Madre sua e il suo primo miracolo, Egli lo compie per te."
Poesia 54,19

"Chiedo a Nostro Signore che sia così generoso verso di voi come lo fu un tempo per gli sposi alle nozze di Cana. Possa sempre cambiare l'acqua in vino, ossia continuare a renderla felice e inoltre addolcire, per quanto è possibile, le prove che si incontrano nella vita!"

Lettera 166

FESTA DEL
BATTESIMO DEL SIGNORE

Lc 3,15-16;21-22
Quali sono i legami che mi fanno restare saldo nella fiducia nonostante le tempeste della vita?

Signore, Tu ci ami, e conti su di noi!

I Vangeli ci testimoniano che il legame fra Gesù e il Padre è molto forte e profondo. Per Gesù, tale legame è stato un sostegno che l'ha accompagnato lungo tutto il percorso della sua vita terrena e una roccia sulla quale Egli è stato appoggiato sempre.

È molto significativo che proprio all'inizio della sua missione pubblica e prima di affrontare le tentazioni nel deserto, al momento del Suo battesimo, la Voce del Padre venga a confermarlo come il Figlio Amato, la seconda Persona della SS Trinità. Questo avviene proprio nel momento in cui lo Spirito Santo discende su di Lui, quando riceve il battesimo da Giovanni il Battista! Grazie al Figlio che è l’Amato dal Padre da tutta l’eternità, anche ciascuno di noi può sentirsi, a sua volta, amato o amata da Dio da tutta l’eternità.

La conseguenza che ne scaturisce è che qualunque cosa ci accada nella vita, portiamo questa verità profonda inscritta in noi: siamo amati da Dio da sempre e per sempre. Santa Teresa ne era divenuta pienamente consapevole! La tempesta, causata dagli avvenimenti del nostro quotidiano, potrà scuotere anche in maniera violenta l'albero della nostra esistenza, ma non potrà e non dovrà mai intaccare questa verità che ci fa vivere! Pensiamo alle tentazioni, alle delusioni, agli scoraggiamenti, agli inganni, alle incomprensioni... alla terribile passione e alla morte che Gesù ha vissuto per amore nostro!

Come ha fatto ad affrontare tutti i combattimenti, le prove, senza mai venir meno alla Sua missione? È vero, Egli è Dio, ma è anche pienamente uomo. Durante la sua esistenza terrena cercava continuamente e coltivava fedelmente il legame forte con il Padre nella preghiera e nel dialogo interiore con Lui. Tutto questo ha alimentato in Gesù il desiderio di compiere in tutto la volontà d'amore del Padre, per la salvezza dell’umanità.

Così, proprio nel momento del più tremendo rifiuto da parte di tutti, che Egli ha subito, vissuto e offerto sulla Croce, la certezza di quell'Amore gli permise di pronunciare il supremo atto di abbandono: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito!".

Quando sappiamo di essere amati veramente da qualcuno e di godere della sua fiducia, perché l’abbiamo vissuto e sperimentato, questa consapevolezza diviene per noi un punto fermo sul quale, in un certo senso, possiamo costruire la nostra vita. Se poi scopriamo che ogni amore autenticamente umano è segno dell'Amore più grande Dio per noi, allora nasce davvero in noi l'abbandono, la gratitudine e la gioia. Possiamo esclamare, perciò, come Teresa: "Il mio Cielo è chiamarlo Padre ... ed essere Sua Figlia !"

E allora potranno venire anche le delusioni, le incomprensioni e i fallimenti, potremo sentire spesso altre voci in noi: "Non servi a niente, la tua vita non vale nulla, non sei capace di nulla di buono..."ecc. Quelle sono voci false e ingannevoli che vogliono portarci al ripiegamento su noi stessi, allo scoraggiamento... Esse ci allontanano dalla verità e dalla speranza che viene da Dio. Ma queste voci non potranno aver alcun potere su di noi, se noi crederemo fermamente e soltanto alla voce del Padre: "Tu sei il mio prediletto, tu sei la mia prediletta... Conto su di te!". 

"Il mio Cielo è sentire in me la somiglianza con Dio che mi creò col Suo Potente Soffio. Il mio Cielo è restare sempre in sua presenza, chiamarlo Padre mio ed essere Sua figlia. Tra le divine braccia non temo la tempesta. Totale abbandono è la mia sola legge! Assopirmi sul Suo cuore, vicina al Suo Volto, ecco il mio Cielo!"

Poesia 32,4

SOLENNITA' DELL'EPIFANIA
DEL SIGNORE

Mt 2, 1-3;7-12
Buona solennità dell'Epifania!

Aiutaci ad essere "stelle" che indicano Te!

La stella che ha guidato i magi durante il loro viaggio ha giocato un ruolo molto importante! Prima ancora che si mettessero in cammino, è alla scoperta di quella stella che hanno deciso di intraprendere il viaggio alla ricerca del Re che era nato. Inizialmente il corso della stella è potuto sembrare "arcano", misterioso, come dice santa Teresa in una sua poesia, ma poi, grazie alla luce della "stella benedetta", la nascita del Re dei Cieli è stata rivelata a noi ... al mondo..

In uno dei suoi scritti, Santa Teresa invita le sue Consorelle a diventare stelle luminose, cercando di vivere autenticamente le virtù cristiane. In tal modo, con la loro testimonianza di vita, potranno indicare agli altri il percorso che conduce alla Grotta di Betlemme. Allora, Gesù stesso le sceglierà come "stelle sue", come delle anime che Gli appartengono pienamente.

È una vera e propria missione: quella di essere stelle che indicano il Signore e non se stesse nella vita degli altri. Che grande e meravigliosa responsabilità alla quale è chiamato/a ciascuno di noi, contemplando quella Grotta!

Si, la nascita di questo Bambino non ci deve lasciare indifferenti, ci attrae, ci insegna la nostra missione di cristiani nel mondo. Non possiamo che "piegare le ginocchia del cuore" davanti a quella mangiatoia così preziosa, davanti alla Santa Famiglia. È importante fermarci in adorazione e sentire risuonare una voce in noi: "Porta tutti ame!... Sii la stella che guida le anime verso di Me!".

Noi che abbiamo avuto la grazia di essere guidati e condotti da "stelle luminose", che ci hanno aiutato a scoprire l'Amore Misericordioso di Dio, abbiamo il dovere di diventare "stelle luminose" per tanti altri nostri fratelli e sorelle che, attraverso la nostra semplice testimonianza di vita, potranno sentirsi chiamati a loro volta a mettersi in cammino come hanno fatto i Magi. Una volta arrivati alla Grotta, come non avere nel cuore il desiderio di offrire qualcosa a Gesù Bambino?...

Quando nasce un bimbo non ci si presenta certo a mani vuote! Egli, però, non è un bimbo come gli altri, è Dio stesso che si è fatto carne… Anche se Dio è perfetto, per sua natura, e non ha bisogno di nessun dono da parte nostra, paradossalmente c’è qualcosa che “gli manca”, qualcosa che non può ricevere senza che gliela doniamo liberamente e pieni di gioia: il nostro amore!

"In Oriente è apparsa una stella, noi seguiamo il suo arcano corso. Astro benedetto, la tua luce ci svela che è nato in terra il Re dei Cieli".
PS 2


"Per far lieto il Bambino Gesù come una stella luminosa, brillate per svariate virtù siate una fiamma bruciante ... Il Bambino divino vi sceglie quale dolce sua Stella".

Pie Ricreazioni 5.4


SOLENNITA' DI MARIA SANTISSIMA,
MADRE DI DIO

Lc 2, 16-21

Buon Anno Nuovo con Maria!

Tu ci ami, Maria, come Gesù ci ama!

La liturgia ci ricorda che siamo nell’ottava di Natale. Il mistero dell’Incarnazione del Signore è così importante per la nostra fede che la Chiesa lo celebra per 8 giorni. In particolare, oggi, attraverso la solennità di Maria Santissima madre di Dio, ci viene donata l’occasione di contemplare la Santa Vergine attraverso il mistero e la bellezza della sua Maternità Divina.

Il Vangelo ci parla della gioia e dello stupore che provano i pastori al momento del loro incontro con la Santa Famiglia e con gli angeli. Siamo attirati dal silenzio eloquente della Madre di Dio! In questo silenzio, Ella continua a coltivare nel suo spirito l’apertura totale di se stessa alla volontà del Padre: Maria lascia che Dio prepari il suo cuore, che Egli agisca in lei e attraverso di lei. Maria contempla e serve Dio Padre prendendosi cura di Suo Figlio Gesù.

La Madre potrebbe raccontare alle persone presenti nella grotta di Betlemme tutto quello che ha vissuto: l’annuncio dell’Angelo, tutto quello che ha vissuto di intimo e misterioso durante la sua gravidanza, la difficoltà di trovare insieme a San Giuseppe un luogo per partorire. Al contrario, Maria non dice nulla ma medita tutti i dettagli di questa straordinaria esperienza, allo stesso tempo umana e divina, che Ella ha vissuto e cerca di viverne e comprenderne tutto il senso.

Colui che è appena nato non è altro che il Salvatore. Pur essendo di condizione divina, egli si è abbassato al punto da nascere in una estrema povertà: Lui, il Re dell’universo, è nato in una mangiatoia circondato da animali! Come comprendere il progetto di Dio? …Maria custodisce preziosamente ogni momento. Ella attende nella fede che la Storia della salvezza si realizzi e che Gesù, l’Emmanuele, si riveli agli uomini. La nostra Madre Celeste conosce e si prende cura di ogni istante della nostra vita, ogni gioia, ogni tristezza, ogni sforzo, ogni desiderio … Ella li presenta e li offre a Dio. Maria custodisce e medita tutto ciò nel suo cuore. Attende e intercede con noi presso Dio perché nel nostro quotidiano, la rivelazione e il progetto d’amore di Dio si realizzino, attraverso la storia di ciascuno di noi.

Come fa con Gesù, Ella non manca di essere vicina a noi, di sostenerci, di intervenire per aiutarci e consigliarci, pregare, intercedere .. Nonostante il suo aiuto che è reale, spesso noi non ci rendiamo conto della sua presenza. Il silenzio, la discrezione sono il suo modo di agire!

Santa Teresa amava profondamente la Vergine Maria. In una lettera a sua cugina, Maria Guerin, scriveva, infatti, esortandola a non temere di amare troppo la Vergine Santa, perché, aggiungeva, “non l’amerai mai abbastanza”. Santa Teresa, inoltre, sottolineava che Gesù sarebbe stato contento, essendo Sua Madre. Quali devono essere, dunque, le nostre disposizioni interiori verso Maria, se non una profonda gratitudine e un grande amore! Senza la Sua disponibilità totale al progetto di Dio, non avremmo ricevuto Gesù, che si è incarnato per la nostra salvezza. Certo, paradossalmente, Dio avrebbe potuto trovare altre strade, ma Maria era la strada che Lui aveva scelto e preparato.

Non temiamo di amare troppo la Santa Vergine, come dice Santa Teresa, non l’ameremo mai abbastanza. Saremo, infatti, sempre debitori verso di Lei di un amore che previene e supera il nostro. Non dimentichiamo il suo ruolo essenziale di Madre nel progetto salvifico di Dio! Ricordiamo anche che Gesù stesso ci ha affidati a Lei quando era sulla Croce e chiediamoLe la grazia di imparare ad essere suoi figli. Senza dubbio, il nostro cammino di fede procederà più spedito e la Sua presenza attenta, materna e premurosa spianerà la strada del nostro cuore, perché possiamo dire, a nostra volta, il nostro “Eccomi” e renderci pienamente disponibili a Suo Figlio, Gesù.

"E amo te (Vergine Maria) che Magi e pastori ascolti e tutto con cura nel tuo cuore serbi" (Poesia 54, 10)

"Non temere di amare troppo la Santa Vergine, non l'amerai mai abbastanza, e Gesù sarà contento perché la Santa Vergine è sua Madre" (Lettera 92)

SOLENNITA' DEL
NATALE DEL SIGNORE

Lc 2, 15-20

"Andarono, senza indugio,
e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino,
adagiato nella mangiatoia" (Lc 2, 16)

Tu sei l'Emmanuele, il Dio con noi!

L’attesa dell’Avvento è terminata ed è giunto il momento tanto atteso di deporre il Bambino Divino nelle mangiatoie dei nostri presepi, nelle nostre parrocchie e nelle nostre case. Certamente, questo è un gesto simbolico che fa parte della nostra tradizione religiosa e siamo invitati a farlo con tutto l’affetto del cuore. Esso è carico di significato per noi, perché ci invita simbolicamente a fare del nostro cuore un presepe, ci richiama la bellezza del ritrovarsi insieme alla nostra famiglia, alle nostre comunità.

Questo gesto è ricco di ricordi, soprattutto di tutte le persone che vivono in comunione con noi, ma che ora sono già in Cielo. Nel compiere questo semplice gesto rituale, pensiamo al paradosso davanti al quale ci troviamo. Dio stesso è il Bambino Gesù che è nato. Ritorniamo, allora, a quell’avvenimento che ha cambiato e continua a cambiare la storia del mondo e la nostra, con un cuore disponibile a ricevere quello che Dio vuole dirci e offrici.

Ascoltiamo l’invito dei pastori: “Andiamo, dunque fino a Betlemme”. Avviciniamoci a questo mistero con lo sguardo di Santa Teresa e quello dei pastori. Solo il silenzio potrà aiutarci a comprendere e contemplare il mistero che ci viene rivelato. Nel silenzio, ascolteremo i canti di gioia degli angeli e scopriremo il loro stupore, vedremo la meraviglia dei pastori … e riconosceremo l’amore di Dio che si è fatto uomo.

Con la Sua incarnazione, Gesù si fa “nostro fratello”, come dice Santa Teresa, e possiamo “toccarlo” attraverso la nostra vita e quella degli altri. Il miracolo dell’Incarnazione continua a rinnovarsi anche oggi, in noi. Il Signore agisce in noi e attraverso noi, infatti, ogni volta che ci facciamo vicini a chi ha bisogno di aiuto, ogni volta che apriamo il cuore all’ascolto di chi ci sta accanto, comprendendo, perdonando sinceramente, accogliendo gli sbagli altrui e i nostri. L’Eterno “si fa uomo” in ciascuno di noi, quando ci riconciliamo con le nostre vite e ridestiamo in noi il desiderio della donazione e della missione che viene da Dio e che dà il vero senso alla nostra vita in qualunque vocazione.

Siamo chiamati da Dio stesso, in Gesù, a lasciarci trasformare profondamente e quotidianamente per poter essere capaci, poi, di “toccare” la presenza del Dio, fatto carne in noi e nei nostri fratelli e sorelle in umanità. Smettiamo per un attimo di inviare i messaggi di auguri ai nostri contatti e chiediamoci: “che cosa stiamo augurando ai nostri amici, alle nostre famiglie …?”.

I nostri messaggi, a volte, sono ripetitivi, vuoti, sono forse semplicemente una formalità, un dovere da adempiere. Non immaginiamo quanta forza può avere una parola autentica, che nasce dalla nostra stessa esperienza di fede e da un desiderio autentico di farci vicini agli altri concretamente, ispirata dallo Spirito Santo! Abbiamo una gioia da annunciare: Dio è venuto tra noi a salvarci e a condividere tutto ciò che fa parte della nostra vita, tranne il peccato. Gesù ha vissuto un’esistenza piena, fatta delle gioie semplici e quotidiane della famiglia, dell’amicizia, del lavoro.

L’Emmanuele, però, ha conosciuto anche la tristezza, l’angoscia, il dolore, la morte! Possiamo annunciare con gioia “il Dio con noi”, perché sappiamo che Egli vivente per l’eternità, che ci è vicino sempre, in ogni circostanza, che ha preso tutto su di sé, compresi i nostri peccati, e che trasfigura e redime ogni singolo istante delle nostre vite, anche se esse ci sembrano senza importanza!

Ricevendo Gesù nell’Eucarestia, nella Santa Messa, si verifica un altro paradosso, non meno importante del primo: noi stessi diventiamo “mangiatoie viventi”. La nostra anima diventa il luogo accogliente, dove la presenza reale e viva del Signore prende dimora. Nella misura in cui ci apriamo ad Lui, Egli cresce, poco alla volta, e prende sempre più spazio, fino a che anche noi impariamo a dimorare in Lui, in vista di vivere questa comunione pienamente in Cielo. Accogliamo il dono di questo amore immeritato e gratuito, che si offre a noi sotto le apparenze di un bambino piccolo e di una fragile ostia e sentiamoci colmi di grazia e benedetti per essere amati a tal punto. Siamo carichi di gratitudine verso questo mistero che ci supera, ma che ci trasforma. 

"Quando io vedo l'Eterno avvolto in fasce, quando ascolto il debole grido del Verbo Divino, o Madre mia amata, non invidio più gli angeli perché il loro Potente Signore è il mio Amato Fratello. Come ti amo, Maria, tu che hai fatto dischiudere questo Divino Fiore sulle nostre rive!"
Dalla Poesia 54,10

IV DOMENICA DI AVVENTO

Lc 1, 39-45
Quali atti di amore gratuito sono chiamato a fare oggi?

"Dietro di Te, Maria, desidero restare piccola"

L’incontro tra Maria ed Elisabetta, che il Vangelo di oggi offre alla nostra contemplazione, è pieno della presenza dello Spirito Santo. Lo Spirito, infatti, spinge Maria ad alzarsi e andare da sua cugina, dopo essere venuta a conoscenza dall’angelo Gabriele della sua gravidanza. Lo stesso Spirito riempie Elisabetta, che riconosce in Maria la Madre del Signore. È ancora lo Spirito che permette il primo incontro tra Gesù e Giovanni il Battista, entrambi ancora nel grembo delle loro madri.

Quante volte ci siamo trovati davanti questa scena: due donne, entrambe aperte all’accoglienza dello Spirito Santo, nella fede, al dono di sé, perché si compia il progetto di Dio in loro e per mezzo di loro. Santa Teresa medita e contempla profondamente questo avvenimento del Vangelo, come se essa stessa vi fosse presente. Ella comprende come tutti i passi concreti e quotidiani che la Vergine di Nazareth compie, sono passi che possiamo seguire ed imitare. Questi passi segnano una via possibile per ciascuno di noi e ci insegnano che, seguendo Lei, la Madre di Dio, possiamo imparare a camminare per questa strada, fatta di umiltà, di virtù nascoste, di piccolezza, di apertura all’altro …

Un’altra donna, forse, al posto suo, avrebbe scelto di pensare solo a se stessa e a proteggere la propria gravidanza. La decisione di Maria, invece, ci parla di un amore più grande, di una “carità ardente”, come scrive Santa Teresa. Questo servizio gratuito, offerto per amore, è una delle cose più grandi che lo Spirito Santo possa suscitare anche nel nostro cuore: amare, senza attendere nulla in cambio, amare come ci ama Dio, come ci ama Maria.

Ci sembra un progetto troppo alto? Al di sopra delle nostre forze? … Sì, è vero, in un certo senso, è troppo per noi! Tale progetto, però, non è opera nostra, ma è opera dello Spirito Santo! Se ci apriamo alla Sua grazia, se lo lasciamo agire in noi, sarà Lui ad operare meraviglie nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, nei nostri gruppi di amici, nelle nostre comunità …
Chiediamoci sul serio: a che punto siamo nella nostra capacità di amare? …

Spesso siamo troppo concentrati su noi stessi, ci preoccupiamo dei nostri stati d’animo o dei nostri malesseri, mettiamo come priorità inostri bisogni, anche davanti a ciò che è essenziale. Eppure, l’amore non è fatto per restare chiuso e inattivo dentro di noi, al punto da dimenticare come si ama veramente. A volte accade proprio questo: passa del tempo e, giorno dopo giorno, noi rifiutiamo e rinviamo le piccole occasioni che ci capitano per esercitare l’amore e, di conseguenza, perdiamo l’abitudine di amare!

Quell’habitus, che dovrebbe esserci naturale, che dovrebbe far parte di noi come una disposizione del cuore, continua e costante, diventa, invece, una specie di “vestito”, che resta appeso nel nostro armadio e che non usiamo, se non in qualche occasione. Proviamo, piuttosto, a fare come Santa Teresa: mettiamoci a seguire Maria, un passo dopo l’altro, esercitiamoci nell’amore nelle occasioni che si presentano tutti i giorni e anche molte volte durante la stessa giornata.

Scegliamo di aprire il cuore allo Spirito Santo e facciamogli spazio completamente dentro di noi. Più lo lasceremo agire, più la nostra capacità di amare si allargherà, fino ad essere capaci di un amore divino. Il segreto sta in queste parole di Santa Teresa: “Dietro te, Maria, amo restare piccola”. Anche noi, perciò, amiamo la nostra piccolezza, per poter essere aperti a ricevere il dono immenso della Grazia che viene da Dio per trasfigurare le nostre vite! Vieni, Signore Gesù!

"Tu me lo fai sentire che non è impossibile camminare sui tuoi passi lungo la stretta via del Cielo, o Regina degli eletti, tu l'hai resa visibile praticando ogni giorno le virtù più umili. Dietro di te, Maria, amo restare piccola, vedo la vanità delle grandezze di quaggiù, presso santa Elisabetta che riceve la tua visita, imparo a praticare la carità ardente".
Dalla Poesia 54,6

III DOMENICA DI AVVENTO

Lc 3,10-18
Quali desideri santi nutrono e arricchiscono il mio cuore?

Attendere Te, Signore, è per noi essenziale!

“Il popolo era in attesa”. Dal racconto dell’Evangelista Luca dal vangelo di questa domenica, emerge il desiderio degli Israeliti di essere pronti alla venuta del Messia e la preoccupazione di non farsi trovare impreparati. Perfino alcuni pubblicani, poi, e alcuni soldati, i quali si erano lasciati “toccare” il cuore dall’invito alla conversione di Giovanni il Battista, chiedono al profeta che cosa debbano fare.

Ed il profeta stesso rimanda ciascuno ad una considerazione attenta e vigile del proprio modo di vivere, secondo un criterio di giustizia e di rettitudine nell’agire. Anche per noi la venuta del Messia si realizza nel concreto della nostra esistenza, e, sicuramente, essa esige da parte nostra, prima di tutto, un modo di vivere giusto e retto. Questo, tuttavia, non basta.
Prepararsi ad accogliere il Signore è, infatti, principalmente, prendere consapevolezza che quest’attesa è per noi essenziale, vitale.

Da soli, possiamo seguire delle regole, rispettare dei precetti, condurre una vita buona e questo è già un ottimo punto di partenza. Se poi desideriamo vivere una vita piena, la vita in Dio, allora dobbiamo andare oltre le regole, oltre la legge, amare anche quando ci costa sacrificio, donare noi stessi anche quando non c’è un ricambio da parte dell'altro. Sappiamo quanto questo sia faticoso e quanto, a volte, sia anche al di sopra delle nostre forze.

Abbiamo bisogno, insomma, che Dio stesso ce ne dia la capacità ogni giorno, perché da soli, non possiamo riuscirci. In verità, consapevolmente o no, è quotidianamente che aspettiamo l’incontro con il Signore della nostra vita, ed è proprio all’interno della relazione intima, nel cuore a cuore con Dio, che noi veniamo trasformati istante dopo istante.

Santa Teresa, in una delle sue poesie/preghiere, si rivolge direttamente a Gesù e reclama da Lui il Suo Amore, perché Egli modelli il suo cuore e la renda capace di amare come Lui. Questa potrebbe sembrarci un’aspirazione troppo alta, ma noi conosciamo l’audacia e la grandezza dei desideri di Santa Teresa, come anche quella di tanti altri Santi.
Qualche volta abbiamo osservato un bambino, il quale fa a gara con la propria mamma nel dire quanto le voglia bene e se la mamma fa un gesto per indicare la profondità del suo amore per il figlio, lui subito risponde: “Io di più!”.

Il desiderio di Santa Teresa è autentico proprio come quello del bambino: vuole amare Gesù con lo stesso amore con il quale ella si sente amata! Per far questo, ella sa bene che le sue sole forze non le basteranno. Dio solo potrà mettere nel suo cuore “la fiamma consumante” del Suo Spirito Santo e, allora, Egli agirà in lei e la trasformerà interiormente.

La consapevolezza delle nostre debolezze e dei nostri fallimenti torna di frequente quando riflettiamo su noi stessi e sul nostro modo di vivere la fede. È proprio da qui che dobbiamo continuamente partire e ripartire, per rimetterci in cammino verso Colui che è sempre il “Veniente”, Colui che non si stanca divenirci incontro. Facciamo nostra l’audacia di Santa Teresa, noi che siamo suoi fratelli e sue sorelle nella fede. Nutriamo e arricchiamo il nostro spirito di santi desideri e continuiamo a camminare incontro al Signore.

"E' il tuo amore, o Gesù, che io reclamo. E' il tuo amore che deve trasformarmi! Metti nel mio cuore la tua consumante fiamma
e io potrò benedirti e amarti. Sì, potrò amarti e benedirti
come si ama e si benedice in Cielo. Io ti amerò con quello stesso amore con cui tu mi amasti, Gesù Verbo Eterno".


Poesia 41,2

SOLENNITA' DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Lc 1, 26-38
Quali sono i momenti in cui ho donato il mio “sì!” a Dio nella libertà e nella fiducia?

Come Maria, Ti accogliamo nella nostra vita!

Quest’anno, la seconda domenica dell’Avvento coincide con la Solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Il Vangelo che la liturgia ci fa contemplare è quello dell’Annunciazione. Maria, Madre di Dio, attraverso tutta la sua vita trasfigurata dalla grazia di Dio, ci rivela la grandezza del Suo Amore per Lei e per ognuno di noi, Suoi figli. Maria è scelta e preparata fin dall’eternità da Dio per accogliere il piano di salvezza pensato da Lui fin dall’eternità. Ella abbraccia la volontà del Padre, facendola sua.

Pur percependo di essere chiamata a fare la sua parte in un progetto molto più grande di Lei, Maria si fida totalmente delle parole che Dio aveva affidato all’Angelo perché il Suo progetto d’amore per noi si realizzasse.

Santa Teresa ama la Vergine Maria e contempla i momenti della sua vita narrati nei Vangeli, per entrare sempre di più nell’esperienza di Colei che è la Madre e la Guida per ognuno di noi e seguirla come modello della perfetta discepola di Gesù. Santa Teresa comprende l’amore infinito con cui Dio guarda la Vergine Immacolata. Maria è tutta aperta all’azione di Dio nella sua vita. Ella è pienamente disponibile a ciò che il Signore vuole fare per mezzo di Lei. Ella è disposta a farsi strumento di salvezza nelle mani amorevoli del suo Creatore.

Santa Teresa comprende che Maria è cara al Signore più del Cielo stesso, proprio perché Ella è tutta di Dio e appartiene interamente a Lui. La Vergine si apre al mistero dell’Incarnazione del Figlio. Paradosso meraviglioso della nostra fede: il piccolo grembo di Maria porta in sé Gesù, “Oceano dell’Amore”, come scrive santa Teresa in una sua poesia. È, tuttavia, soprattutto nel cuore e nell’anima che Maria genera, accoglie e porta il Figlio di Dio.
In Maria, il Signore trova la “dimora”, “il tabernacolo” più accogliente e più perfetto, “l’umile e dolce valle” di cui parla Santa Teresa. Allo stesso tempo è Lui stesso che offre riposo a Colei che lo accoglie.

Come Maria, ciascuno di noi può lasciarsi trasformare dal Signore in una dimora accogliente e libera. Possiamo anche noi essere “tutti di Dio”, affinché Egli faccia la Sua “dimora” nei nostri cuori e ci offra di “dimorare” nel Suo. Nella Santa Eucarestia che riceviamo, Gesù Ostia è pienamente presente, anima e divinità. Noi accogliamo l’amore del Cuore divino di Gesù, che si fa tutt’uno con il nostro cuore umano, fragile e frammentato, e lo trasfigura poco a poco con la Sua presenza e la Sua grazia.

Lasciamoci modellare sempre più ad immagine e somiglianza di Dio, perché siamo resi capaci di aprirci a quanto il Signore ci chiederà e compiere la Sua divina volontà. Nella misura in cui cresceranno la nostra fiducia in Lui e la nostra decisione di seguirlo, come è avvenuto per Maria, vedremo realizzarsi l’opera di Dio in noi e attraverso di noi.

Chiediamo alla Vergine Maria di concederci la grazia di un cuore docile, fiducioso, disponibile e libero. Con l’aiuto dello Spirito Santo, sia Lei stessa a preparare i cuori dei Suoi figli, che siamo noi e a renderci pronti a dire il nostro “sì!” a Dio. 

“Un angelo del Cielo ti offre di essere Madre di un Dio che in eterno e sempre regnerà ... Comprendo, o Vergine Immacolata, che al Signore la tua anima è più cara del Paradiso. Comprendo che la tua anima,
Umile e Dolce Valle, può contenere Gesù, l’Oceano dell’Amore! ...”


Perché t'amo, o Maria, 3

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

Lc 21,25-28.34-36
Quali sono le “attenzioni” che possono aiutarmi a vivere bene l’attesa in questo tempo di Avvento?

Attendiamo Te, Signore!

Entriamo nel Tempo di Avvento, accompagnati dalla nostra amica Santa Teresa di Gesù Bambino. Ci accostiamo, insieme a lei, alle immagini forti e spaventose che l’Evangelista Luca utilizza in questo brano, come profezia della venuta del Figlio dell’Uomo. Questa venuta è preceduta da un’attesa che può generare paura, turbamento, angoscia. Vivere questi stati d’animo è naturale e umano, soprattutto davanti a quei fatti che l’uomo non può controllare. Tuttavia, Santa Teresa e tanti altri santi, che si sono lasciati trasformare radicalmente dal Vangelo, ci insegnano a rapportarci agli eventi in modo completamente nuovo e diverso.

Il Vangelo ci spinge a preparare il nostro cuore, ad allenarci nel liberarci da tutto ciò che ci promette un’ebbrezza momentanea e che ci allontana da Dio
, che non ci porta nulla di buono, ma invece di appagarci veramente, ci lascia un senso di vuoto o, addirittura, ci appesantisce, facendoci perdere la gioia e la pace del cuore. È questo il tempo propizio per “vegliare”, per custodire e coltivare quell’atteggiamento interiore che richiede uno sguardo nuovo e profondo sulla realtà che stiamo vivendo, ma senza paura.

Fidandoci di Colui che può tutto, impareremo a cogliere i segni della Sua presenza, della Sua venuta nella nostra storia. Non esitiamo a chiedere l’aiuto alla Vergine Maria, che saprà insegnarci ad entrare in un’attitudine di attesa, di fiducia, di desiderio verso Dio.
La preghiera è l’unica arma per non vivere l’attesa come chi subisce gli eventi e ne ha paura, ma come chi vive da “sentinella” e, di conseguenza, è vigile e si tiene pronto! Il Signore, attraverso la Sua Parola, ci fa comprendere che non c’è da avere paura, ma piuttosto da prepararsi bene.

Dobbiamo accogliere la Sua venuta come un momento di grande gioia e liberazione: sia che si tratti della venuta del prossimo Natale, sia che si tratti della venuta definitiva del Figlio di Dio, sia che si tratti della venuta quotidiana, in ogni istante, nel tempo. Colui che attendiamo è anche Colui che conosce bene tutto ciò che ci riguarda: i nostri stati d’animo, i nostri desideri, le nostre debolezze, i nostri vuoti… Se ne abbiamo paura, vuol dire che non Lo conosciamo o non ancora abbastanza.

Ci manca, forse, questa “scienza divina” di cui parla Santa Teresa.
Essa è la conoscenza profonda, che si riceve in dono dal Signore stesso, incontrandoLo abitualmente attraverso la preghiera e i sacramenti, dialogando con Lui, come con il più caro degli amici. Incontro dopo incontro, nell’ascolto e nel silenzio, nella conversazione fatta cuore a Cuore, cresce in noi la fiducia in Lui.

Il mondo, purtroppo, tende solitamente a ripiegarsi su se stesso e a spingerci a fare altrettanto, ma il Vangelo dice: “Risollevatevi e alzate il capo”. Se ami qualcuno, lo guardi negli occhi e, quando pensi a Lui o quando lo incontri, ti senti risollevare il cuore. Allo stesso modo, come dice Santa Teresa, i Santi, infiammati d’amore grazie alla preghiera, sollevano il loro sguardo per mezzo della loro unione con Dio e, nelle circostanze liete o tristi della vita, vivono da “sentinelle” vigili e attente.

Entriamo con fiducia in questo Tempo di Avvento. Sentiamoci chiamati a portare i pesi delle sofferenze e delle angosce dei nostri fratelli e sorelle, per alleggerirli e accompagnarli. Nel nostro piccolo, con la nostra esistenza, annunciamo Gesù, che viene per donare a ciascuno speranza e liberazione!

"Un'anima infiammata d'amore non può restare inattiva (...) Non è forse dall'orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso d'Aquino, Francesco, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto questa scienza Divina che affascina i geni più grandi? (...) L'Onnipotente ha dato loro come leva l'orazione, che infiamma di un fuoco d'amore, ed è così che essi hanno sollevato il mondo, è così che i Santi ancora militanti lo sollevano e i Santi futuri lo solleveranno fino alla fine del mondo".
Manoscritto C 36r

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